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UNO SGUARDO SULL'ANNO TRASCORSO

L’anno trascorso è stato segnato da qualche ritardo e da tanti risultati positivi. C’è stata una pausa nell’implementazione degli organi di governo dell’ospedale, la lunga campagna elettorale e le incertezze politiche hanno ritardato anche la firma del Ministro alla convenzione con lo Stato. Il costo medio per prestazione è diminuito e questo significa favorire la gente ad accedere alle cure oltre che una maggiore efficienza del personale. Gli ammalati che provengono da lontano continuano ad aumentare, mentre quelli che sono più vicini, la gente di Mungbere, non smette di lamentarsi perché prima di prescrivere i farmaci chiediamo di fare delle analisi. Dipende dalle difficoltà economiche della regione che continuano a deteriorarsi e anche, forse dal sapere che "comunque, se ci fosse un problema più grave si può sempre andare in ospedale" e così molti si curano nelle farmacie o con i farmaci che possono trovare al mercato. Stiamo cercando di trovare il modo di convincere la nostra gente a curarsi meglio. Una delle proposte è la "Mutuelle de Santé" che stiamo organizzando, vedremo se la gente abituata da sempre a vivere alla giornata, così lontana dall’idea del risparmio e di un investimento a lungo termine potrà aderirvi. Stiamo anche pensando ad un protocollo di consultazione semplificato così che il malato possa tornare a casa in poche ore con i farmaci utili. I malati che tornano e che portano altri amici sono tanti, questo significa che partono contenti di come sono stati accolti e curati. Vorremmo però avere una valutazione più chiara del grado di soddisfazione delle persone che curiamo. E’ da parecchio che se ne parla e quest’anno vorremmo proprio riuscire a fare un’inchiesta di questo tipo. Non potrà bastare una "boite à suggestions", troppi dei nostri malati hanno poca dimestichezza con carta e penna. Potrà servirci anche per avere nuove idee che la gente potrebbe suggerirci. La sostenibilità dell’ospedale nel tempo è uno dei cardini su cui tutte le decisioni ruotano. Anche su questo punto i risultati sono stati positivi e, nonostante una piccola flessione dei ricavi l’ospedale ha dimostrato di poter funzionare senza finanziamenti esterni per la gestione ordinaria e ha riserve sufficienti per poter assorbire anche gli imprevisti che i cambiamenti politici in corso potrebbero introdurre. Ci sono degli aspetti da monitorare in modo regolare, soprattutto in quelle attività in cui è più difficoltoso chiedere ai malati di contribuire ancor più di come già facciano, o nelle attività educative che non producono denaro, ma sono fondamentali per ridurre morbidità e mortalità. L’aumento costante dei malati di tumore è uno di questi. La chemioterapia, sebbene si tratti di vecchi protocolli "economici" per l’Europa, è troppo costosa per la maggioranza dei nostri pazienti, in genere si chiede loro di pagare il prezzo di acquisto o anche meno di quello e l’ospedale assume i costi di trasporto e sdoganamento che spesso superano il prezzo del farmaco stesso, ma anche così per molti il prezzo è proibitivo. Non è una novità che la lotta contro le malattie non è il solo strumento per favorire la salute. L’educazione per promuovere la salute agisce sulle comunità oltre che sugli individui e "dura nel tempo" perché si trasmette da una generazione all’altra se è stata capace di penetrare in profondità nelle abitudini di una persona. Ci stiamo impegnando sempre di più, ma tutto questo non produce denaro. L’ospedale con le sue attività curative deve poter produrre il denaro necessario anche per fare dell’educazione. La dimostrazione di tutto ciò l’abbiamo trovata nel constatare che l’indice di trasmissione del virus dell’AIDS non sta diminuendo, ma che lentamente continua a crescere. Negli anni ‘90 ci eravamo impegnati soprattutto nella prevenzione e nell’educazione scontrandoci con così grandi resistenze da accettare quella che era la scelta generale, offrire delle soluzioni mediche e ci siamo adeguati. Ora ci rendiamo conto di quanto poco lungimirante sia stata la scelta. I nuovi casi non diminuiscono, ogni anno tanti giovani si infettano e moltissimi tra loro non vogliono nemmeno ammetterlo se per caso un controllo occasionato da un’altra malattia lo mostra senza ombra di dubbio. Vogliamo cambiare direzione e spendere più energie nell’educazione che non nelle cure dei malati di AIDS. L’ospedale Anoalite sta diventando sempre più un ospedale di secondo livello e ne siamo orgogliosi, anche i nostri malati hanno diritto a cure di qualità, ma riconosciamo che si tratta anche di una sfida, non dobbiamo dimenticare la nostra missione di offrire delle cure di qualità alla gente di Mungbere e in particolare ai più poveri, di fare dell’educazione de responsabilizzi le persone e le comunità nella promozione della loro salute e di testimoniare che questa passione non è altro che una risposta al Vangelo.

- L'Ospedale

Uno sguardo d'insieme

L’Ospedale Anoalite di Mungbere è un ospedale diocesano della Diocesi di Wamba, fondato nel 1980 e gestito dai Missionari Comboniani, ha 140 letti in cinque divisioni: Medicina, Chirurgia, Ostetricia, Pediatria e Neonatologia. Vi lavorano 34 infermieri e cinque medici. Sette dispensari situati ad una distanza compresa tra i 10 ed i 54 Km da Mungbere assicurano l’assistenza di una porzione importante della popolazione della regione, vi lavorano 16 infermieri e ostetriche che svolgono le principali attività preventive e curative. I medici dell’Ospedale Anoalite visitano i Dispensari ogni mese assicurando la supervisione delle attività e le visite ambulatoriali. Mungbere si trova al limite Nord della foresta dell’Ituri, circa 1,6°N dall’Equatore, il clima equatoriale umido è mitigato dalla relativa altitudine (circa 900 m). Alle macchie di foresta si alternano delle ampie radure di savana alberata. La popolazione predominante è Bantu, suddivisa in numerose etnie attirate a Mungbere negli anni in cui le piantagioni di caffè assicuravano lavoro e un certo comfort. La popolazione Pigmea, minoritaria, è emarginata e solo negli ultimi venti anni è stato iniziato un programma specifico di scolarizzazione e di sviluppo. La popolazione di Mungbere è in crescita, nonostante le vicissitudini degli ultimi 18 anni, le ragioni sono sicuramente legate alla presenza dell’ospedale e delle scuole e all’interessante posizione geografica. Mungbere è un crocevia sugli assi stradali da Isiro a Watsa e l’Uganda, verso Mambasa e Butembo e verso Wamba e Kisangani. Anche le strade sono percorribili attualmente solo in bicicletta o in moto, sono questi mezzi di trasporto ad assicurare l’approvvigionamento del Nord e dell’ovest della regione. La lingua correntemente parlata è il Lingala. I ricoveri in ospedale dello scorso anno sono stati 3.607, totalizzando 30.983 giornate di ricovero con un tasso di occupazione dei letti dell’87%. I parti assistiti erano 495 di cui il 9,39% tramite taglio cesareo. Gli interventi chirurgici maggiori 342 di cui poco meno di 1/3 d’urgenza, Le consultazioni ambulatoriali in ospedale erano 16.217 di cui il 63,8% di malati provenienti da altri distretti sanitari (ciò significa da località distanti più di 150 Km). I dispensari periferici hanno un ruolo importante per filtrare i malati e per ridurre gli spostamenti non necessari nel caso di malattie non gravi: le consultazioni curative realizzate ammontano a 6.524 con 645 malati ricoverati in osservazione. Tra questi 65 sono in seguito stati trasferiti all’ospedale. I parti assistiti nei dispensari sono 284. Sia l’ospedale che i dispensari assicurano le attività preventive abituali: 1.038 donne in gravidanza hanno seguito le consultazioni prenatali, la mediana del numero di consultazioni per gravidanza è di 3,8. L’ospedale Anoalite è inserito in una rete di strutture sanitarie di vario livello e svolge un ruolo di riferimento di seconda istanza sia per gli ospedali statali che confessionali. La patologia non infettiva sta rapidamente imponendosi anche nei Paesi poveri e gli scarsi mezzi disponibili per la sanità e già insufficienti per un’azione efficace e accessibile, rischia di sommergere un sistema sanitario inadeguato e mal distribuito sul territorio.

- Prevenire la Malaria

La malaria resta ancora la prima causa di morte tra i nostri bambini

La malaria resta ancora la prima causa di morte e di malattia tra i bambini di più di 90 Paesi al mondo. Nell'Africa Sud-Sahariana si stima che più di 1 milione di bambini di meno di 5 anni muore ogni anno a causa della malaria. Le disabilità conseguenti ad una malaria mal curata hanno un impatto sociale ancora più marcato. Eppure la malaria è una malattia ben conosciuta, esistono farmaci efficaci per curarla. Negli anni '70 l'Organizzazione Mondiale della Sanità aveva preconizzato l'eradicazione della malaria. Nella scia dell'entusiasmante risultato ottenuto con l'eradicazione del vaiolo ci si era illusi che fosse possibile ottenere simili risultati anche per la malaria. Purtroppo nel decennio successivo ci si accorse delle difficoltà insormontabili e l'obiettivo divenne quello di ridurre la mortalità causata dalla malaria, in particolare tra i bambini più piccoli. L'apparizione di ceppi di Plasmodio resistenti alla Chlorochina e poi anche ad altri farmaci, l'instabilità politica e l'impoverimento di gran parte degli stati in cui la malaria è endemica, hanno allontanato anche questo risultato più realistico. Gli studi per ottenere e distribuire un vaccino efficace ed accessibile non lasciano sperare in una soluzione disponibile nei prossimi 10-15 anni. Negli ultimi 10 anni l'introduzione delle zanzariere trattate con insetticidi ad azione prolungata sembrava poter offrire uno strumento semplice ed efficace. Purtroppo il numero di casi di malaria in molti Paesi non è diminuito. Molti studi hanno riconosciuto le cause nell'uso inappropriato, nella scarsa organizzazione per la re impregnazione e nel livello socio economico delle famiglie. I farmaci attualmente disponibili per il trattamento della malaria sono efficaci, scarsamente tossici e se usati correttamente possono anche ridurre il tasso di trasmissione della malattia. Il loro uso resta insufficiente a causa del prezzo e delle scarse conoscenze dei famigliari e in particolare delle madri. Il controllo della malaria può essere efficacemente migliorato insegnando alle madri come rispondere prontamente quando i loro bambini hanno un episodio febbrile compatibile con la malaria; il loro intervento può ridurre la mortalità e le complicazioni causate dalla malaria nei bambini più piccoli.

Lo scorso anno abbiamo coinvolto più di 3200 bambini di meno di 5 anni qui a Mungbere e in alcuni villaggi vicini. La partecipazione agli incontri nei quartieri è stata buona, in media superiore al 55 % anche se resta il gruppo di donne più difficili da raggiungere. Sono quelle meno istruite e che quindi ricorrono più facilmente ai rimedi tradizionali. I tentativi fatti per coinvolgerle non sono riusciti a smuoverne che una minoranza esigua. Tra le donne che partecipano agli incontri i bambini si ammalano meno che nel resto della popolazione e soprattutto quando si ammalano (3363 casi di malattia durante l’anno tra i bambini delle donne seguite), corrono meno rischi di avere delle complicazioni gravi. Solo l’1.25 % di questi bambini hanno dovuto essere ricoverati in ospedale e il 69.3 % aveva una malattia diversa dalla malaria. Il 31 % restante aveva la malaria, ma le mamme non avevano i farmaci in casa e quindi hanno dato la terapia tardivamente al bambino.

- Prevenire il cancro della mammella e del collo dell'utero

Anche in Africa il cancro uccide

Da otto anni l'Ospedale Anoalite di Mungbere ha iniziato il progetto di prevenzione del cancro del collo dell'utero. Sono stati formati i cito tecnici capaci di eseguire in modo affidabile la lettura dei Pap test, le ostetriche in gradi di prelevare correttamente gli esami cervico-vaginali e attivati tre centri effettivamente funzionanti. La collaborazione con gli specialisti dell'associazione Patologi Oltre Frontiera ha permesso la formazione e la conferma delle diagnosi in tele-patologia. Stanno progressivamente crescendo la collaborazione con le altre strutture sanitarie della regione con l'apertura di due nuovi centri di prelievo riferentesi a Mungbere e di uno a Beni. Le donne a cui sono state diagnosticate delle lesioni precancerose vengono assistite e viene loro proposta la soluzione clinica più opportuna garantendo i controlli necessari per evitare l'evoluzione della malattia. Queste attività già avviate offrono l'opportunità di estenderle alla prevenzione secondaria del cancro della mammella. Il cancro della mammella è uno dei tumori più diffusi e anche nell'Africa sub-sahariana questa patologia sta assumendo proporzioni preoccupanti. Il prolungamento della vita media delle donne africane e le modificazioni dello stile di vita stanno purtroppo riducendo le differenze tra l'Africa e i Paesi occidentali. Permangono delle differenze importanti da segnalare e che orientano le nostre attività. In Africa il tumore della mammella è più frequente tra le donne in età fertile, mentre in occidente sono principalmente le donne in menopausa a presentare questa patologia. Molti dei cancri della mammella delle pazienti africane sono dei tumori negativi ai marcatori ormonali e quindi con peggiore prognosi tanto più tardiva è la diagnosi. Il rapporto incidenza/mortalità per il cancro della mammella è un indicatore efficace per descrivere la disparità di accesso alle cure esistente tra paesi ricchi e paesi poveri. L'informazione delle donne, cominciando dalle più giovani, è l'elemento prioritario da implementare, la possibilità che la donna si rivolga ad un ambulatorio specializzato dipende dal grado di informazione acquisita: gli studi realizzati in Africa, ma non dissimili da quelli condotti in altri continenti, mostrano che la pratica dell'auto-palpazione è direttamente correlata alla frequenza scolastica dalla popolazione femminile. Nella realtà delle provincie orientali del Congo DRC la formazione è ancora legata direttamente ai contatti personali tra persone. I mass media sono ancora insufficientemente accessibili perché possano essere considerati dei mezzi efficaci per la trasmissione del messaggio. Quest'anno sono stati fatti più di 2500 Pap test, si sono tenuti 186 incontri di sensibilizzazione tra le donne di Mungbere e sono state curate 38 donne con un cancro della mammella.

- La malnutrizione infantile

Evitare la malnutrizione non è difficile, ma bisogna volerlo.

Quando ero arrivato a Mungbere più di 20 anni fa la malnutrizione non era un problema. Solo raramente trovavo qualche bambino che stentava a crescere e di solito si trattava di orfani allevati dai nonni o da qualche altro membro della famiglia allargata. La guerra e i cambiamenti che in questi anni sono intervenuti nella struttura economica e sociale della regione hanno modificato completamente la situazione. Negli ultimi anni i bambini malnutriti arrivavano sempre più spesso in ospedale e per questo quattro anni fa abbiamo deciso di fare uno studio accurato tra tutti i bambini di meno di 5 anni. I risultati sono stati sorprendenti: quasi la metà dei bambini inseriti nello studio (circa il 92% della popolazione stimata) soffrono di malnutrizione cronica, mentre una piccola percentuale, poco superiore a quella di 20 anni fa, è gravemente malnutrito. Le cause sono da ricercare proprio nei cambiamenti socio economici intervenuti. Il reddito delle famiglie non deriva più dalla vendita di prodotti agricoli d’esportazione (il caffè in particolare), ma dalla vendita del riso, delle arachidi, dei fagioli che servono anche per nutrire la famiglia e questo corrisponde a ridurre le disponibilità alimentari sia in quantità che in qualità. La malnutrizione cronica è una malattia subdola, mina le basi su cui un bambino svilupperà in futuro la sua vita. Crescerà meno di quello che avrebbero potuto grazie al suo patrimonio genetico, sarà meno dotato intellettualmente, più fragile di fronte alle malattie. Abbiamo cominciato ad assistere i bambini con una grave malnutrizione permettendo loro di ricevere un supplemento nutritivo adeguato che dia loro l’opportunità di superare il momento più critico. In questo momento abbiamo 87 bambini che seguono questo programma. Abbiamo iniziato ad educare le loro mamme per aiutarle a conoscere meglio il problema della malnutrizione e di come aiutare i bambini a crescere bene, come combattere le cause della malnutrizione cronica e ridurne le conseguenze. Le animatrici di quartiere che incontrano mensilmente i gruppi di donne che si ritrovano vicino alle loro case per la formazione nella prevenzione della malaria sono state formate per estendere l'educazione sanitaria anche alla malnutrizione. Abbiamo creato un centro di assistenza alimentare per tutti i bambini con malnutrizione media o grave depistati attraverso lo studio sul terreno. Ogni giorno le mamme portano i loro bambini al centro dove ricevono degli alimenti terapeutici e partecipano ad attività educative che aiuteranno le mamme ad evitare che il bambino ricada nello stesso problema pochi mesi dopo aver recuperato. Queste attività sono molto importanti, ma non possono essere pagate dagli utenti che proprio per ragioni economiche e sociali sono diventati malnutriti e l'ospedale difficilmente può garantire la prosecuzione del programma senza aiuti esterni..

- L'educazione

Educare per prevenire e per guarire

Un po' ovunque la gente muore ancora per ignoranza e spesso l'informazione giusta arriva solo quando si è già ammalati e si entra in contatto con il personale sanitario che quasi ci rimprovera per quello che stiamo soffrendo. Se questo è vero per ogni malato, lo è certamente ancor di più per le popolazioni dei paesi più poveri dove l'indigenza non riguarda solo l'habitat, la disponibilità di acqua potabile, l'accesso alle cure, ma anche e direi soprattutto, l'educazione. Da più di 20 anni l'ospedale si occupa di educazione sanitaria e di divulgazione con la convinzione che sia uno dei campi più fecondi in cui lavorare. E' diventato un servizio di pari importanza della pediatria o della chirurgia e un'équipe stabile lavora a tempo pieno per aiutare la nostra gente a conoscere meglio come prevenire le malattie e come usare nel miglior modo possibile le poche risorse disponibili per curarsi.

Non si tratta di un'attività che possa produrre denaro e quindi occorre che i servizi curativi ne coprano le spese, ma in buona parte le nostre attività educative dipendono dall'aiuto che riceviamo dagli amici. Grazie a loro possiamo continuare a incontrare le donne nei quartieri ogni mese e aiutarle a occuparsi meglio dei loro bambini e di se stesse, animare i gruppi di sieropositivi perché vivano meglio la loro malattia, aiutare gli insegnati perché diventino degli educatori anche in ambito sanitario per i bambini che crescono nelle loro mani.

- L'AIDS

Prevenire l'AIDS, assitere le persone viventi con l'HIV

L'ospedale Anoalite ha cominciato ad occuparsi della prevenzione dell'AIDS nella prima metà degli anni '90 impegnandosi soprattutto nell'informazione della popolazione giovanile e nella cura dei malati sieropositivi. Questi ultimi 25 anni hanno visto cambiare completamente la prospettiva e da malattia incurabile l'AIDS è diventata una malattia cronica. Negli ultimi anni anche nella nostra regione l'accesso ai farmaci antiretrovirali è diventato abbastanza facile e nel gruppo dei sieropositivi i più anziani raccontano dei tempi in cui dovevano fare 250 km in bicicletta per poter ricevere i farmaci per due o tre mesi. Ora la terapia è disponibile anche in loco eppure tante delle sfide dei tempi eroici sono ancora di piena attualità. La trasmissione dell'infezione non è diminuita in modo significativo e tanti giovani minimizzano il rischio. In una delle ultime inchieste che abbiamo realizzato per monitorare la situazione i giovani dimostrano di essere informati, ma sia per fatalismo che per incuria valutano inutile utilizzare i mezzi disponibili per la prevenzione. Con la popolazione giovanile i mezzi utilizzati con le altre fasce della popolazione sembrano aver perso la capacità di trasmettere efficacemente il messaggio. Quanti tra loro non vogliono iniziare la terapia che non solo ne evita l'evoluzione, ma che ridurrebbe anche significativamente la trasmissione, preferiscono l'anonimato e fare come se non fosse un loro problema. Solo anni più tardi, dopo aver disseminato l'HIV in quante persone, torneranno in ospedale in situazioni catastrofiche. Abbiamo bisogno di impegnare maggiori energie nella prevenzione e nell'educazione, ma per farlo è necessario il vostro aiuto.

- Sul territorio, con la gente

Accessibilità geografica e economica alle cure

Molti dei nostri malati percorrono più di 400 chilometri per venire a Mungbere percorrendo strade percorribili per la gran parte dell'anno solo in moto. Ma per quante persone un simile viaggio è impossibile. Anche i villaggi compresi nel raggio d'azione dell'ospedale sono comunque troppo lontani per permettere ad una donna di portare rapidamente i suoi bambini malati in ospedale. L'ospedale ah aperto 7 dispensari situati tra i 10 e i 60 chilometri da Mungbere dove delle ostetriche e degli infermieri fanno le attività preventive di base, assistono i parti e curano le malattie più comuni. Ridurre le distanze aiuta, ma un'economia di sussistenza non permette a tante persone di disporre del denaro necessario per curarsi quando la malattia si presenta senza annunciarsi. Nonostante i prezzi che l'ospedale applica siano molto bassi, per molti accedere alle cure resta un lusso. Quest'anno abbiamo svolto un'inchiesta tra la popolazione di Mungbere per valutare la fattibilità di una mutualità di soccorso. Ci sono tante difficoltà da superare e prima fra tutte quella di far crescere nella gente una mentalità solidale e di previdenza. L'idea di una specie di assicurazione sulle malattie possibili di una quota associativa che potrebbe servire per curare anche altre persone e che va rinnovata ogni anno anche nel caso che non si sia usufruito alcun servizio è ostica da spiegare e da accettare. Stiamo sensibilizzando la gente e speriamo di poter fare un primo tentativo nei primi mesi del prossimo anno. Con il corrispondente di 10 € una persona potrebbe garantirsi le cure di base e le urgenze per un anno se gli aderenti raggiungessero il migliaio. Anche questo potrebbe rendere più accessibile a tanti accedere alle cure, ma resteranno comunque i più poveri di cui l'ospedale dovrà prendersi carico.

- AIUTACI

Partecipare ed essere solidali

Per aiutarci potete fare un bonifico bancario:

Intestazione conto: MISSIONARI COMBONIANI MONDO APERTO ONLUS

IBAN: IT 67 M 02008 11708 000005559379. Banca: UNICREDIT BANCA SPA Piazza Isolo 29 37129 Verona. Swift: UNCRITM1M05.

Causale da indicare: OSPEDALE DI MUNGBERE CONGO R.D.